Il realismo appassionato di Piero Bevilacqua

 

Il realismo appassionato di Piero Bevilacqua

di Giorgio Monestarlo

https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/30131-giorgio-monestarlo-il-realismo-appassionato-di-piero-bevilacqua.html

Recensione di Giorgio Monestarlo a «La guerra mondiale a pezzi e la disfatta dell’Unione europea» (Castelvecchi, 2025)

nòoaswuergftuiIl libro di Piero Bevilacqua è piccolo (per pagine) ma grande per saggezza e radicalità. Bevilacqua è uno storico di razza, attento conoscitore dell’agricoltura e dell’economia italiana, meridionalista e pioniere della storia ambientale.

Collocandosi in una corrente che critica e demistifica l’interpretazione ufficiale della guerra in Ucraina, Bevilacqua in realtà si muove su un piano che non è tanto quello dell’approfondimento geopolitico del conflitto quanto quello di una serrata rilettura della storia statunitense ed europea dal dopoguerra ai giorni nostri. In altri termini, “la guerra mondiale a pezzi” acquista nelle pagine di Bevilacqua il significato di rilevare, in modo chiaro, la natura di un processo storico pluridecennale che è giunto al suo compimento e che coincide in sostanza con il progetto di predominio statunitense edificato, con successi e fallimenti, all’indomani della vittoria sui nazifascisti e della spaccatura con l’Urss, momento cruciale di quella volontà di dominio unipolare che ha mosso con ferrea continuità la politica di Washington. Di qui la netta contrapposizione di Bevilacqua tra la cultura e il sapere che la storia può offrire per formare una coscienza critica degna di questo nome e invece l’informazione giornalistica che, tranne poche eccezioni, risponde non tanto al bisogno di verità ma piuttosto alla creazione del consenso che questo o quel decisore politico o economico di volta in volta impongono come presunto, e in realtà esattamente opposto, interesse generale.

Anche per questo motivo Bevilacqua rivendica il bisogno di storia che attraversa in lungo e in largo la nostra società: la storia spiega la complessità, la storia è in grado di smascherare l’occultamento della verità su cui si regge il potere, occultamento che è tanto più invadente quanto più il potere traballa.

Fedele a questa esigenza, politica e pedagogica in senso alto, Bevilacqua nel suo libro non si concentra solo sulla guerra in Ucraina ma ricostruisce un quadro in cui al centro vi è il cambiamento degli equilibri mondiali, l’intreccio tra la guerra in Ucraina e in Palestina, la storia carica di crimini della politica estera americana e soprattutto la crisi ormai definitiva dell’Unione europea, entro cui si deve leggere la disastrosa situazione dell’Italia.

Sull’origine della guerra molto è stato detto e soltanto chi non vuole vedere continua la litania sull’aggressione della Russia all’Ucraina. Originale mi sembra invece, e molto ben documentata, la ricostruzione della natura neonazista del sistema di potere ucraino dopo il Maidan, o meglio colpo di stato, del 2014. Una tradizione politica che affonda nella guerra civile russa, nella guerra di sterminio nazista che ha offerto ai banderisti un’opportunità per il loro delirio di purezza nazionale ed etnica e che ha infine trovato sponda nella politica anticomunista della guerra fredda, tanto che dopo il 1991 furono le seconde generazioni di nazisti emigrati in Usa a tornare a Kiev e a prendere in mano le leve del potere politico affaristico e militare.

Basti ricordare, ad esempio della natura ossessiva e paranoica di questa subcultura, le affermazioni di uno dei fondatori di Svoboda, partito che ebbe un ruolo di primo piano nel golpe di Maidan, per capire su quali cavalli abbiano puntato gli Usa ma soprattutto continuino a puntare oggi gli europei cosiddetti liberal democratici. “Per creare una vera Ucraina, per liquidare fisicamente e rapidamente tutta l’intellighenzia russofona, e tutti quelli che odiano l’Ucraina, bisogna fucilarli, senza indagini, senza processo. Qualunque membro dell’Unione Ucraina della libertà può fare la lista degli ucrainofobi nella sua zona. … non solo pro-russi, ma anche pro-Romania, pro-Ungheria, pro-Tatari devono essere fucilati. La biomassa amorfa di stomaci viventi che parla russo è un gregge che va ridotto di 5 milioni di individui”.

Bisogna dunque ricordare a coloro che ritengono di sostenere la “resistenza” ucraina, alla segretaria del Pd che sembra voler fare la “resistenza” contro il fascista Trump e il fascista Putin in nome del democratico Zelenski, che forse le cose sono un poco più complicate di quanto credono, e che l’alleanza dei cosiddetti europeisti con il governo ucraino, in buona parte contaminato da derive nazionaliste nel caso migliore e naziste in quello peggiore, ha significato aprire un vaso di Pandora di violenze, irrazionalità, deliri xenofobi e autoritari che ha distrutto dalle fondamenta la possibilità di costruire realmente un’Ucraina con solide radici popolari e democratiche.

Un altro passaggio fondamentale del libro di Bevilacqua è la rievocazione della storia della politica estera Usa, e per due motivi. Il primo perché oggi che il potere Usa sta declinando emerge in modo assolutamente cristallino la natura imperiale della sua politica, fatta di colpi di stato, saccheggi e rapine al solo fine di garantire alla classe dirigente Usa i vantaggi offerti dalla forza al servizio dei loro affari. Il secondo motivo è che il lettore interessato troverà una bibliografia vasta, accessibile e aggiornata, soprattutto di parte americana, che su tali punti ha offerto delle ricostruzioni documentarie inoppugnabili. Un libro fra tutti che dovrebbe essere conosciuto dai veri amici degli americani è «Metodo Giacarta» di Vincent Beavins. Dico amici degli statunitensi perché soltanto attraverso una sorta di esercizio critico di massa, una psicoterapia nazionale, gli americani potrebbero uscire fuori dal lavaggio del cervello che hanno subìto e che ha avuto nell’anticomunismo lo strumento per penetrare nei meandri delle anime, conducendoli a sostenere i più incredibili orrori del Novecento. E’ quello che fa Beavins temendo, a ragione, che tale mostro si sia riattivato nella campagna neocon partita a metà degli anni ‘90.

Le pagine dedicate alla pulizia etnica in Palestina sono poi un’efficace guida per orientarsi nella natura complessa di tale conflitto, senza però nascondere la verità che i fatti di questi ultimi due anni hanno avuto il merito di chiarire: il progetto sionista, in qualunque modo declinato, è sempre stato un progetto fondato su un intento di apartheid razziale con inevitabili conseguenze genocidarie. Anche qui il lettore troverà notizie che non circolano facilmente se non nella letteratura storiografica più competente, come la fine fatta fare ai beduini Naqab, espulsi dalla Palestina nel 1948, mentre quelli rimasti furono confinati in una riserva recintata, il siyaaj e lì annientati materialmente e spiritualmente.

Vale però la pena, prima di discutere le proposte politiche di Bevilacqua che chiudono il libro, ricordare almeno altre due parti del saggio. A Bevilacqua bisogna dare il merito di affrontare la leggenda nera di Putin, leggenda costruita ad arte per legittimare la scellerata politica imperialista occidentale. In questo senso Bevilacqua non nega minimamente che il processo di democratizzazione in Russia si sia fortemente involuto ma allo stesso tempo mette in luce un’annosa questione: come può un Paese evolvere liberamente se sottoposto costantemente all’ingerenza straniera? Malgrado i limiti del governo putiniano i russi oggi non solo godono di condizioni economiche migliori ma soprattutto possono spostarsi liberamente. E se l’occidente guarda alle opposizioni in stile Navalny, cioè al soldo “dell’ingerente”, non vede che milioni di russi mobilitati da sindacati e partiti di opposizione hanno per esempio fermato con le loro lotte progetti liberisti sulle pensioni e sui beni pubblici. Cioè, la vita politica russa è molto più viva e complessa, anche se sottoposta a limitazioni, di quello che la miopia occidentale vuole raccontare. Secondariamente, Putin ha mostrato la misura di uno statista, impedendo che la guerra assumesse un carattere di guerra di sterminio (in stile bombardamento di Belgrado nel 1998 dall’alleanza illegale della Nato contro un paese sovrano membro dell’Onu come la Repubblica di Yugoslavia dell’epoca). Ha cercato sempre il compromesso con gli Usa e con gli Ucraini. E ancor di più, nel momento di massimo pericolo, quando l’offensiva ucraina e della Nato sembrava travolgere i russi, ha posto un freno a quanti in Russia chiedevano l’utilizzo del nucleare. In sostanza, Putin è stato un leader che ha accettato la sfida della guerra per procura Usa, ha voluto porre un argine all’unipolarismo americano e ha condotto tale politica, drammatica, cercando di aprire lo spazio per un possibile compromesso, per una riscrittura degli equilibri mondiali che tenga conto dei paesi che non accettano il dominio imperiale. Gli argomenti di Bevilacqua sono certamente convincenti, Putin non è un mostro, ma allo stesso tempo la questione sollevata è controversa. Non si possono, a mio avviso, tralasciare i tratti criminali della politica putiniana non tanto per la guerra in Ucraina (perché i crimini occidentali nelle guerre dal 1991 in avanti sono decisamente maggiori) ma soprattutto per il disprezzo del valore della vita umana come, tra i tanti fatti che si potrebbero ricordare, testimonia in modo imperituro la strage di Beslan del 2004. Se dunque Putin è uno statista, è uno statista con le mani insanguinate, che fa bella mostra di sé in compagnia di tanti altri leader occidentali presenti e recentemente passati.

Infine, l’ultimo punto qualificante del libro di Bevilacqua è l’analisi della politica suicida dell’Unione europea. Politica che ha chiarito la sua essenza più filoamericana che europea sacrificando completamente gli interessi dei suoi cittadini alle mire imperiali dei padroni d’oltreoceano. Ancor di più, tale politica ha perso completamente qualsiasi fondamento valoriale appoggiando nei fatti e a parole il genocidio palestinese perpetrato in modo osceno e spudorato dal governo israeliano. Di fronte alle vittime innocenti palestinesi l’idea di pace e di civiltà che l’Europa ha voluto rappresentare è del tutto morta lasciando solo macerie morali. Macerie che il buon Mario Draghi, scrive Bevilacqua, ha voluto cucinare da ultimo con il suo Piano per l’Europa, prontamente ripreso dall’establishment, che si sintetizza in poche parole: meno welfare più armi, ovvero il suicidio valoriale europeo deve comunque servire al profitto delle banche e delle multinazionali che sostengono il riarmo senza in nulla modificare gli assetti antidemocratici delle istituzioni europee e il loro modello economico anti sociale e anti popolare. In sostanza, il neo liberismo delle élite può vivere oggi solo alimentando la spirale di guerra.

E veniamo alle conclusioni politiche del testo di Bevilacqua, anch’esse piuttosto radicali. Prima di tutto, è proposto una sorta di programma essenziale per fare uscire l’Italia fuori dalle secche meloniane, contro i lavoratori all’interno, prone alle politiche Usa, di Biden e poi di Trump, sul piano internazionale. Bevilacqua ritiene essenziale una riforma del fisco capace di garantire la ripresa del welfare e arrestare la deriva oligarchica del Paese. Una riforma che riveda le aliquote e che soprattutto tassi la ricchezza patrimoniale di quei ricchi e super ricchi che negli ultimi trent’anni sono stati premiati in tutti i modi, a partire dalla riduzione delle aliquote per arrivare all’esenzione fiscale per i beni ereditati senza parlare della impunità per l’elusione e l’evasione fiscale. La seconda grande riforma è la liquidazione del maggioritario e il ritorno a un proporzionale puro, unico strumento per fare rinascere le culture politiche italiane ormai esangui. La terza riforma riguarda la politica migratoria. Per Bevilacqua la migrazione è stata una carta per aprire la guerra dei poveri, per governare il neo liberismo: l’odio per lo straniero nasce dalle periferie abbandonate e desertificate e dalla voluta assenza di qualsivoglia politica di integrazione. Dunque, per sviluppare una politica migratoria nuova si deve investire nell’integrazione, combattere il precariato e puntare su accordi di sviluppo e politica dei flussi con i paesi mediterranei. Detto questo, l’Italia spopolata, soprattutto quella delle colline e delle montagne, ha bisogno di aiuto, ha bisogno del lavoro e dell’energia vitale dei migranti; sul lungo periodo solo questo incontro, come tante volte è accaduto in passato, è in grado di risollevare il destino di declino che al momento sembra ineluttabile.

La quarta proposta è la ripresa della centralità dello stato: l’Europa è irriformabile, è necessario recuperare l’internazionalismo dei lavoratori contro l’Europa neo liberale, che esiste solo in funzione della Nato. Non si può lasciare la politica di risveglio nazionale alle destre, bisogna recuperare quindi anche una cultura nazional popolare a partire dalla difesa dell’italiano. Non si può accettare per provincialismo la colonizzazione linguistica anglofona, bisogna sapere due tre quattro lingue straniere ma parlare italiano perché lì c’è la nostra cultura, e non una cultura chiusa in se stessa ma aperta al mondo perché consapevole di se stessa. La crisi linguistica attuale è il riflesso dello smarrimento in cui versa in generale il Paese.

Dunque solo un conflitto per la ridistribuzione delle ricchezze, per l’integrazione dei migranti, contro l’Europa neo liberale e la Nato può risollevare la politica in Italia. Ma con quali forze? Qui Bevilacqua è consapevole di essere provocatorio e magari anche tranciante ma tra due anni, si domanda, si andrà alle elezioni e come ci arriverà la sinistra del riformismo anticapitalista? Il cuore del discorso di Bevilacqua è che non c’è nessuna possibilità di rianimare una sinistra anticapitalista di tipo radicale. Praticamente dal 2008 quell’area che prima era rappresentata da Rifondazione comunista si è divisa in mille rivoli e ha tentato di riunificarsi con progetti elettoralistici destinati al fallimento: da Rivoluzione civile a Unione popolare a Terra e pace libertà, si è passati da una sconfitta all’altra. La proposta pratica di Bevilacqua è che bisogna guardare la realtà: ci sono il Movimento 5stelle e AVS che permettono un minimo di agibilità politica e contatto popolare. Con queste due forze bisogna lavorare per creare una massa capace di essere credibile: i lavoratori non seguono chi non è in grado di dare delle risposte, di contare e di pesare. Quindi l’invito rivolto ai ceti dirigenti, ai militanti e ai simpatizzanti della ex sinistra radicale è quello di entrare in queste forze e vivificarle dall’interno. La battaglia aperta nel Paese è talmente grande e importante che non si può consegnarsi con le mani legate al nemico di classe, ai post fascisti meloniani.

Concludo sulla proposta di Bevilacqua che merita attenzione e seria riflessione. Credo naturalmente che i ceti politici della ex sinistra radicale non la accoglieranno, forse un qualche ascolto invece potrà avere fra gli elettori e i simpatizzanti. Ritengo però che accanto a questa scelta, pragmatica e disincantata ma anche capace di smuovere le acque paludose della sinistra – e non necessariamente contro – ci possa essere un’altra strada. E’ necessario dare voce ai movimenti e quell’associazionismo che su tutti fronti si è mobilitato, dalla pace all’ambiente all’immigrazione, in questi anni difficili. Mi domando se proposte di convergenza a livello locale tra le varie forze comuniste e anticapitaliste con i “movimenti”non possano essere una strada praticabile. Potrebbe essere questa una via alternativa al destino di estinzione ma anche uno strumento per realizzare una convergenza più ampia con M5S e AVS anche a livello nazionale. Certo che se nulla si muoverà, la domanda di Bevilacqua, lasciare il Paese a Meloni, diverrà sempre più stringente e in assenza di alternative, puntare sul rafforzamento di un polo riformatore e parzialmente anticapitalista targato M5S e AVS diverrà l’unica strada percorribile.

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PERPLEXITY

Occhiello
Un saggio di Piero Bevilacqua che smaschera i meccanismi di potere globale, critica l’imperialismo americano e denuncia la crisi dell’Unione Europea, proponendo soluzioni radicali per il futuro politico italiano.

Sintesi schematica della recensione

Caratteristiche principali del libro

  • Autore: Piero Bevilacqua, storico esperto di agricoltura, economia e storia ambientale.

  • Titolo: La guerra mondiale a pezzi e la disfatta dell’Unione europea (Castelvecchi, 2025).

  • Tesi centrale: Analisi critica delle dinamiche geopolitiche globali e della crisi europea, con un focus sulla necessità di una coscienza storica per contrastare la manipolazione politica e mediatica.

Temi trattati

  1. Critica all’imperialismo statunitense:

    • Analisi del progetto di dominio unipolare americano dal dopoguerra ad oggi.

    • Denuncia dei metodi imperialisti USA (colpi di stato, saccheggi) e del loro declino.

    • Riferimento a opere come Metodo Giacarta di Vincent Beavins per approfondimenti.

  2. Revisione della guerra in Ucraina:

    • Critica alla narrazione dominante sull’aggressione russa.

    • Esposizione della natura neonazista del sistema di potere ucraino post-Maidan (2014).

    • Denuncia del sostegno europeo a un governo ucraino contaminato da derive nazionaliste.

  3. Conflitto israelo-palestinese:

    • Denuncia del progetto sionista come fondato su apartheid e genocidio.

    • Riferimenti storici alla pulizia etnica dei beduini palestinesi.

  4. Crisi dell’Unione Europea:

    • Accusa all’UE di subordinazione agli interessi americani.

    • Critica alla politica europea filoamericana e al sostegno al genocidio palestinese.

    • Denuncia del modello economico neoliberista europeo che alimenta guerre e disuguaglianze.

  5. Riflessione su Vladimir Putin:

    • Putin descritto come uno statista controverso: critico verso l’unipolarismo americano ma con responsabilità nei crimini interni ed esterni.

    • Analisi della complessità politica russa rispetto alla narrazione occidentale.

Proposte politiche

  1. Riforma fiscale: Tassazione progressiva sulla ricchezza patrimoniale per finanziare il welfare.

  2. Riforma elettorale: Abolizione del maggioritario a favore di un proporzionale puro.

  3. Politica migratoria: Investimenti nell’integrazione e accordi con i Paesi mediterranei per gestire i flussi migratori.

  4. Recupero della sovranità nazionale:

    • Contrasto al neoliberismo europeo e alla NATO.

    • Difesa della lingua italiana come elemento culturale identitario.

Strategia per la sinistra italiana

  • Collaborazione pragmatica con forze come il Movimento 5 Stelle (M5S) e Alleanza Verdi-Sinistra (AVS).

  • Necessità di vivificare dall’interno queste forze per creare una massa critica credibile.

  • Valorizzazione dei movimenti sociali locali (pace, ambiente, immigrazione) come alternativa o complemento a questa strategia.

Conclusione

Il libro offre una visione radicale ma documentata delle crisi globali e propone soluzioni concrete per risollevare l’Italia dalla crisi politica ed economica, stimolando dibattiti nella sinistra italiana e tra i movimenti sociali.

Citations:

  1. https://ppl-ai-file-upload.s3.amazonaws.com/web/direct-files/12886793/f023b5c5-91eb-4d7a-8bdc-e2d2542a46b9/paste.txt

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I punti principali della recensione del libro di Piero Bevilacqua possono essere riassunti come segue:

  1. Critica all’imperialismo statunitense: Analisi critica del dominio unipolare americano e dei suoi metodi imperialisti.

  2. Crisi dell’Unione Europea: Denuncia della subordinazione europea agli interessi americani e critica al modello economico neoliberista.

  3. Conflitti globali: Revisione critica della guerra in Ucraina e del conflitto israelo-palestinese, con attenzione alle narrazioni dominanti.

  4. Proposte politiche: Suggerimenti per riforme fiscali, elettorali e migratorie, con l’obiettivo di recuperare la sovranità nazionale italiana.

  5. Strategia per la sinistra italiana: Collaborazione con forze politiche come M5S e AVS per creare un movimento credibile e alternativo.

Citations:

  1. https://formazioneditoriale.it/come-scrivere-una-recensione-di-un-libro/
  2. https://support.trustpilot.com/hc/it/articles/223402108-8-consigli-per-scrivere-delle-ottime-recensioni-dei-clienti
  3. https://gruppodos.it/2023/09/come-scrivere-recensioni-efficaci-la-guida/
  4. https://www.ripetizioni.it/blog/scrivere-la-recensione-di-un-film-da-dove-si-comincia/
  5. https://www.editorromanzi.it/come-scrivere-la-recensione-di-un-romanzo/
  6. https://pisa.unicusano.it/studiare-a-pisa/come-fare-una-recensione-di-un-libro/
  7. https://online.scuola.zanichelli.it/regoleeimmaginazione/files/2009/11/e11_recensione.pdf
  8. https://www.obloaps.it/quasi/2021/10/11/dieci-regole-dieci-per-scrivere-una-recensione-onesta/

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