Stefano Sylos Labini SU bANCA D'iTALIA
Un commento sulle considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia
di Stefano Sylos Labini
Nelle sue considerazioni finali Fabio Panetta ha ricordato la lunga fase di stagnazione dell’economia italiana sottolineando, però, che negli ultimi cinque anni, nonostante le crisi pandemica ed energetica, il Paese ha mostrato segni di una ritrovata vitalità economica. La crescita ha superato quella dell’area dell’euro. Il PIL è aumentato di circa il 6 per cento, trainato da un incremento di quasi il 10 nel settore privato, in particolare nel settore delle costruzioni.
Il Governatore dunque ha riconosciuto che il settore delle costruzioni ha trainato la crescita dell’economia italiana in modo preminente nel triennio 2021/23, senza però spiegare come questo risultato positivo sia stato conseguito.
Ebbene ciò è stato possibile grazie all’introduzione dei crediti fiscali trasferibili nell’edilizia che hanno permesso di sfruttare lo sconto in fattura e di monetizzare immediatamente i crediti fiscali senza aspettare di usarli alla scadenza per scontare le tasse.
In questo modo le fasce meno abbienti hanno potuto ridurre l’esborso in euro per pagare i lavori di ristrutturazione e l’acquisto di impianti a elevata efficienza energetica poiché una parte dei pagamenti poteva essere effettuata con i crediti fiscali. Le imprese, avendo la possibilità di monetizzare i crediti a un tasso di sconto contenuto, potevano disporre immediatamente della liquidità per pagare operai e fornitori. Tutto ciò ha dato una spinta potente al Pil e alle entrate fiscali permettendo di ridurre il rapporto debito/Pil di circa 20 punti, dal 154,1 del 2020 al 134,6% del 2023. Si tratta della performance migliore tra i paesi dell’eurozona.
Purtroppo sono stati commessi diversi errori di gestione dello strumento dei crediti fiscali trasferibili che ne hanno ridotto l’efficacia. Il fatto che non sia stata prevista una differenziazione dell’incentivo del 110% che poteva essere abbassato al di sotto del 100% per spingere i committenti a negoziare sui contratti e che doveva essere ben più alto nelle periferie, nelle zone alluvionate e nelle aree distrutte dai terremoti, è stato un errore.
Inoltre, la mancanza di controlli nell’assegnazione dei crediti fiscali per verificare se i lavori di ristrutturazione fossero iniziati e se le imprese fossero affidabili, ha favorito preoccupanti fenomeni di frode. Eppure era l’Agenzia delle Entrate che depositava i crediti nei cassetti fiscali dei committenti di cui conosceva nome e codice fiscale. Perché l’Agenzia delle Entrate non è stata potenziata affinché facesse dei controlli preventivi prima di assegnare i crediti fiscali? Perché non è stato messo un tetto alle emissioni annue di crediti fiscali in modo da tenerle sotto controllo?
Invece di apportare opportune misure correttive il governo Draghi ha fatto di tutto per bloccare la circolazione dei crediti fiscali prima mettendo una sola possibilità di cessione per poi aumentarle a tre. Ciò ha reso molto difficile lo scambio e la monetizzazione dei crediti facendo impennare lo sconto finanziario e riducendo l’afflusso di euro nell’economia. Di conseguenza l’impatto dei crediti fiscali nell’edilizia sulla crescita dell’economia si è ridotto poiché l’effetto moltiplicatore è stato pesantemente ridimensionato.
Il punto finale dell’attacco alla circolazione dei crediti fiscali è avvenuto col governo Meloni che ha eliminato la cessione del credito dimostrando così di non essere affatto un governo “Sovranista” sul piano economico. Si tratta di una misura regressiva che avvantaggerà solo chi ha la liquidità disponibile e la capienza fiscale per sfruttare le detrazioni visto che possono essere usate solo per ridurre le tasse anno per anno.
I crediti fiscali trasferibili nell’edilizia sono stata la prima applicazione di Moneta Fiscale nei paesi dell’eurozona. Si tratta di una misura pienamente legittima all’interno della normativa europea poiché i crediti fiscali possono funzionare come un mezzo di pagamento ad accettazione volontaria che non mette in discussione l’euro come moneta unica a corso legale. I crediti fiscali possono essere creati dallo Stato senza chiedere soldi in prestito sui mercati finanziari e permettono di finanziare l’economia senza anticipare gli euro che non abbiamo. Naturalmente l’operazione si regge sulla crescita che riesce ad attivare: i risultati nel triennio 2021/23 sono stati incoraggianti e sarebbero potuti essere ancora migliori.
Si tratta di una possibilità che diventa cruciale in questa fase storica dove i prezzi dell’energia potrebbero aumentare notevolmente a causa delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e per il dissennato tentativo dell’Unione europea di azzerare le importazioni di gas e petrolio dalla Russia. A ciò si aggiunge la contrazione del commercio internazionale per i dazi di Trump e la probabile riduzione delle spese sociali per finanziare un assurdo piano di riarmo.
Dobbiamo assolutamente aumentare il potere d’acquisto per sostenere la domanda e la produzione interna, per questo i crediti fiscali trasferibili devono essere rilanciati ed estesi agli investimenti industriali e all’acquisto di beni durevoli e impianti a elevata efficienza energetica. In prospettiva, se i crediti fiscali fossero caricati su carte elettroniche e fossero frazionabili al centesimo di euro, potrebbero essere usati per sostenere i consumi e il pagamento di elettricità, gas e benzina. Ricordiamo che lo Stato raccoglie ogni anno circa 900 miliardi tra entrate tributarie e contributi previdenziali, dunque le capacità di assorbimento del mercato sono enormi.
Si tratta di un’operazione di sistema che per funzionare dovrebbe avere la collaborazione costruttiva di tutti gli attori in gioco – in primis banche e imprese, sia private che a partecipazione pubblica – e la supervisione della banca centrale che dovrebbe adoperarsi per rendere fluido, trasparente ed efficiente il mercato di scambio.
Stiamo entrando in una nuova fase storica e servono nuove soluzioni non convenzionali.
Commenti
Posta un commento