ISPI 1 luglio 2025 Siddi Ritorno alla cooperazione energetica tra USA e Russia?

 


1 Lug 2025

Ritorno alla cooperazione energetica tra USA e Russia?

Il riavvicinamento tra Washington e Mosca sotto Trump riapre il dibattito sulla cooperazione energetica, tra sfide geopolitiche e scenari incerti.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la sua ricerca di un’intesa con la Russia di Vladimir Putin ha aperto prospettive inimmaginabili fino a pochi mesi fa. Benché le sue promesse di giungere rapidamente a un cessate il fuoco in Ucraina si siano rivelate fallaci, Trump non ha abbandonato il suo desiderio di riavviare i rapporti economici con Mosca su larga scala. Poco dopo la sua telefonata bilaterale con Putin del 19 maggio 2025, Trump dichiarava: “La Russia vuole avviare scambi commerciali su larga scala con gli Stati Uniti quando questo catastrofico bagno di sangue sarà finito, e sono d’accordo. La Russia ha una straordinaria opportunità di creare enormi quantità di posti di lavoro e ricchezza. Il suo potenziale è ILLIMITATO”.1

Cosa potrebbero significare queste affermazioni, se declinate in termini di cooperazione energetica? Gli ostacoli sono numerosi e le risposte, al momento, non possono che essere speculative. Tuttavia, diversi scenari e opzioni sono comparsi anche nella stampa e nel dibattito pubblico, sintomo che un riavvicinamento tra Usa e Russia nel campo dell’energia non sia più uno sviluppo impensabile.

Disgelo nell’Artico?

Da quanto è trapelato, le prime conversazioni in materia energetica sono avvenute al summit di Riyad, il 23-25 marzo, dove le delegazioni russa e statunitense hanno discusso non solo di temi relativi alla sicurezza, ma anche di come facilitare il pieno reintegro della Russia in alcuni settori chiave dell’economia mondiale.2 Secondo l’amministratore delegato del Fondo di Investimenti Diretti Russo, Kirill Dmitriev, i rappresentanti russi e americani hanno passato in rassegna aree di cooperazione specifiche, tra cui progetti congiunti nell’Artico.3

In passato, la compagnia petrolifera statunitense ExxonMobil aveva stretto una partnership con il colosso statale russo Rosneft per esplorare giacimenti di idrocarburi nell’ Artico, partecipando al progetto Universitetskaya-1 nel Mare di Kara, con risorse stimate intorno a 1,3 miliardi tonnellate di petrolio.4 Tuttavia, la compagnia statunitense si era poi ritirata nel 2018 in seguito all’imposizione delle sanzioni occidentali in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. 5 Già allora, la cooperazione russo-statunitense nell’Artico appariva complessa visti i notevoli costi dell’estrazione del petrolio nella regione, al cospetto del calo dei prezzi al barile post-2014. Per ExxonMobil investire nell’Artico comporta maggiori rischi rispetto a contesti quali il Brasile, il Golfo del Messico o i progetti relativi al gas naturale liquefatto (Gnl) negli Stati Uniti e nel Qatar. In seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 e alle politiche sanzionatorie occidentali, la stessa ExxonMobil aveva perso 4 miliardi di dollari investiti nel progetto Sakhalin-1, volto a estrarre petrolio e gas nell’estremo oriente russo.6

Alle difficoltà economiche, che sussistono tuttora, si aggiunge un quadro politico complesso. Anche se Trump allentasse le sanzioni a breve termine, eventuali investitori dovrebbero esporsi al rischio di un ritorno alla politica sanzionatoria qualora cambiassero in futuro l’amministrazione presidenziale statunitense o le stesse politiche di Trump.

Ci sono poi ostacoli legali e finanziari, legati in particolare al fatto che le banche e le compagnie assicurative occidentali hanno preso le distanze dal mercato russo e un loro ritorno non sarebbe semplicissimo – anche se l’impegno politico dell’amministrazione Trump fornirebbe delle garanzie, quanto meno fino a quando essa resterà in carica. D’altra parte, la Russia sta cercando di affrancarsi dalla dipendenza dalle tecnologie occidentali, relazionandosi maggiormente con partner come la Cina. Anche per Mosca, dunque, il ritorno a schemi cooperativi visti in passato e basati sull’adozione di tecnologia occidentale potrebbe non essere gradito.

Ciononostante, se si creasse il contesto politico per una nuova cooperazione energetica tra Mosca e Washington, le grandi compagnie americane potrebbero essere interessate a partecipare allo sviluppo dei nuovi progetti per il Gnl russo nell’Artico, quali Arctic LNG-1, Arctic LNG-3 nella penisola di Gyda e Murmansk LNG, ora guidati dalla compagnia privata russa Novatek.7 Un’eventuale partecipazione americana a questi progetti sarebbe una svolta molto importante, in quanto la politica statunitense attuale è quella di bloccare o rallentare i progetti tramite sanzioni, in modo da ostacolare gli introiti futuri della Russia dal commercio di Gnl. Al di là delle motivazioni legate al conflitto in Ucraina, tale politica sanzionatoria fa anche gli interessi dei produttori americani, in quanto limita l’offerta di Gnl e fa aumentare i prezzi sul mercato (difficile invece vedere benefici economici per l’Europa, divenuta ormai un grande acquirente di Gnl).8

La cooperazione nell’Artico a cui ha fatto riferimento Dmitriev potrebbe anche svilupparsi nel settore dei minerali critici (rame, cobalto) e delle terre rare, di cui è ricca la Russia artica. Anche in questo caso sussisterebbero però i problemi relativi ai finanziamenti e alle garanzie politiche ed economiche di lungo termine. Al contempo, le incertezze di lungo termine non hanno impedito all’amministrazione Trump di negoziare accordi sullo sfruttamento del sottosuolo in Ucraina.

Nord (American) Stream-2?

A inizio marzo 2025 sono comparse notizie sulla stampa secondo cui, dietro le quinte, alcuni politici e imprenditori russi, nord americani e europei starebbero lavorando a una (ri)apertura dei gasdotti Nord Stream-2 con coinvolgimento statunitense in seguito a un accordo per mettere fine al conflitto in Ucraina. Stando a quanto riporta il Financial Times, un consorzio di investitori – la cui identità è però rimasta ignota – guidato dagli Stati Uniti ha stilato le linee generali di un accordo post-sanzioni con il gigante del gas russo Gazprom.9

Gli ostacoli al presunto piano per rilanciare il Nord Stream-2 sono notevoli. Il piano richiederebbe che gli Stati Uniti revochino le sanzioni contro la Russia, che la Russia accetti di riprendere le vendite interrotte durante la guerra e che la Germania consenta al gas di scorrere verso eventuali acquirenti in Europa. Oltre che ristabilire in modo netto la relazione energetica con la Russia, gravemente danneggiata dagli eventi post-2022, l’Unione Europea si ritroverebbe a dipendere ancora di più dagli Stati Uniti, che sono già diventati il primo fornitore di Gnl all’Europa e assumerebbero così anche un ruolo intermediario nell’import europeo dalla Russia.

Secondo gli americani, proprio la presenza Usa nel nuovo consorzio Nord Stream-2 farebbe da garanzia per gli interessi europei. Tuttavia, in seguito all’atteggiamento spesso ostile di Trump nei confronti degli alleati europei, le stesse importazioni di gas dagli Usa non sono più viste come delle pure transazioni economiche. Il Gnl americano è diventato uno strumento di contrattazione con l’Europa: da un lato, i leader europei cominciano a temere che Trump possa utilizzare l’export come leva per finalità politiche; dall’altro, essi stessi contribuiscono a politicizzare la questione annunciando maggiori importazioni di Gnl Usa nel tentativo di accattivarsi i favori di Trump, o semplicemente di placarne l’ira su questioni differenti, come la spesa militare o il sostegno all’Ucraina.

Il 6 marzo 2025, peraltro, la Commissione Europea ha pubblicato un piano – non certo di facile realizzazione – per cessare tutte le importazioni di energia dalla Russia entro la fine del 2027.10 Il piano pare tener poco conto degli sviluppi dei prezzi del gas in Europa nell’inverno 2025, (ri)aumentati notevolmente – non a caso, dopo la cessazione del transito residuo del gas russo in Ucraina verso la UE a fine dicembre 2024. Dal lato europeo, bisogna inoltre tener presente la necessità – maggiore rispetto al 2024, con conseguenti costi aggiuntivi – di rimpinguare le riserve di gas in vista del prossimo inverno. Non è dunque impossibile che la situazione economica in Europa e l’andamento dei mercati energetici inducano (o costringano) la Commissione europea a rivedere i suoi calcoli in materia di importazioni di gas russo e di altra origine.

In tal caso, i gasdotti Nord Stream potrebbero tornare operativi? Le prospettive per il Nord Stream-2 non sono rosee. Il gasdotto è ancora intrappolato nella procedura fallimentare svizzera, con circa 5 miliardi di euro investiti dalle compagnie energetiche europee (OMV, Wintershall Dea, Uniper, Engie, Shell) che hanno visto i loro asset russi espropriati. Qualsiasi acquirente erediterebbe una palude legale. Da parte europea, l’abbandono degli investimenti fatti resta l’opzione più probabile. D’altra parte, nel maggio 2025 le autorità giudiziarie svizzere hanno autorizzato la società Nord Stream 2 AG a ristrutturare i propri debiti, a cercare nuovi imprenditori e a rimborsare i creditori di piccola entità.11 La società ha così evitato la bancarotta e resta – almeno sul piano teorico – l’opzione di un rilancio futuro. A fine gennaio 2025 Nord Stream 2 AG aveva inoltre ricevuto il permesso dell’Agenzia energetica danese di condurre lavori volti alla preservazione del gasdotto, danneggiato da esplosioni sottomarine nel settembre 2022.12

La questione della ristrutturazione del debito della compagnia resta avvolta nella segretezza

– ci sono dietro i presunti investitori americani? È peraltro possibile uno scenario in cui l’Europa si trovi pressoché costretta da accordi politici esterni, dal costo dell’energia e da problemi con altri approvvigionamenti (ostacoli all’import di Gnl attraverso il Mar Rosso, costi dell’import di Gnl statunitense) ad accettare un nuovo aumento dell’import del gas russo. A questo proposito, è importante ricordare che nel 2024 il gas russo ammontava ancora a 54 miliardi di metri cubi, ovvero il 18% del totale delle importazioni di gas dell’UE, con un aumento dell’import europeo di Gnl russo di oltre il 60% dal 2022 (a fronte di una riduzione drastica dell’import via gasdotto, che al momento avviene solo attraverso il gasdotto TurkStream, a pieno volume).13

Nel contesto dei negoziati di pace, è emersa l’opzione di una ripresa del transito del gas russo attraverso l’Ucraina per raggiungere i mercati europei. Questa opzione, che da quanto riporta la stampa sarebbe stata caldeggiata da alcuni rappresentanti tedeschi e ungheresi,14 sarebbe più facilmente percorribile dell’apertura del gasdotto Nord Stream-2: non esistono infatti ostacoli giuridici, anche se alcune infrastrutture sono state pesantemente danneggiate nei combattimenti intorno a Sudzha a fine marzo 2025. Resta invece intatta una delle due linee del Nord Stream-2, con capacità pari a 27,5 miliardi di metri cubi annui, che avrebbe però bisogno di essere certificata dalle autorità tedesche per poter operare. Durante la telefonata con l’ex cancelliere tedesco Olaf Scholz a fine novembre 2024, lo stesso Putin ha offerto la ripresa delle forniture attraverso il gasdotto a prezzi notevolmente ridotti rispetto al costo del Gnl americano. Secondo alcuni commentatori influenti, come l’ad di Macro-Advisory Chris Waefer, “pare che ci sarà una ripresa del flusso di gas tra Germania e Russia non appena il processo di pace sarà avviato e sembrerà sostenibile”. 15

Verso un’intesa energetica tra Usa e Russia?

Come afferma l’esperta di mercati energetici Tatiana Mitrova, trovare un’intesa tra Stati Uniti e Russia non sarà facile perché i due Paesi non sono semplicemente attori energetici le cui aziende possono massimizzare i profitti attraverso la cooperazione; sono anche concorrenti negli stessi mercati chiave, spesso con obiettivi strategici opposti.16 Per questo, da parte di Trump, un’eventuale apertura del Nord Stream-2 sarebbe accettabile solo se vedesse coinvolte nei profitti compagnie statunitensi; diversamente, creerebbe forte concorrenza all’export di Gnl americano in Europa. Al contempo, una prosecuzione dello status quo o ulteriori sanzioni americane sulla produzione e sull’export dell’energia russa spingerebbero Mosca ulteriormente verso un’alleanza con la Cina, uno sviluppo che l’amministrazione Trump – ma anche altri attori politici statunitensi non legati al tycoon – vorrebbe senz’altro impedire. Dietro ai negoziati con la Russia, per Washington c’è infatti anche la questione della crescente rivalità con la Cina, considerata più centrale di qualsiasi altra sul piano geopolitico. Una Russia allineata con Pechino e che fornisce risorse energetiche a basso costo alla Cina è uno scenario da evitare per gli Usa, anche al prezzo di qualche sacrificio o rinuncia in Europa.


  1. Per l’intero resoconto della telefonata Trump-Putin pubblicato dal presidente americano sul social media       Truth    Social,   vedi: https://truthsocial.com/@realDonaldTrump/posts/114535693441367601.
  2. White House, Outcomes of the United States and Russia Expert Groups On the Black Sea, 25 marzo 2025.
  3. D. Busvine, “Russia and US eye joint Arctic energy projects after Saudi talks”, Politico, 18 febbraio 2025.
  4. Offshore Technology, “Rosneft, ExxonMobil start Universitetskaya-1 well drilling in Russia”, 10 agosto 2014.
  5. Busvine (2025).
  6. S. Valle, “Exclusive: Exxon exits Russia empty-handed with oil project ‘unilaterally terminated”, Reuters, 17 ottobre 2022.
  7. M. Humpert, “Putin Green-lights Novatek’s Massive Murmansk LNG Project”, High North News, 10 ottobre 2023.
  8. M. Siddi, “Gas russo, quo vadis?”, RiEnergia, 22 gennaio 2025.
  9. M. Seddon, H. Foy e F. Schwartz, “Putin ally pushes deal to restart Nord Stream 2 with US backing”, Financial Times, 2 marzo 2025.
  10. Commissione europea, “Roadmap to fully end EU dependency on Russian energy”, 6 marzo 2025.
  11. SWI, “Nord Stream 2 evita il fallimento, può cercare nuovi investitori”, 9 maggio 2025.
  12. Reuters, “Denmark to allow preservation work on damaged Nord Stream 2 pipeline”, 28 gennaio 2025.
  13. U. Keliauskaitė, S. Tagliapietra e G. Zachmann, “Europe urgently needs a common strategy on Russian gas”, Bruegel, 2 aprile 2025.
  14. H. Foy, A. Hancock e C. Miller, “EU debates return to Russian gas as part of Ukraine peace deal”, Financial Times, 30 gennaio 2025.
  15. K. Geropoulos, “Nord Stream: Still searching for pipe dreams”, NE Global, 19 febbraio 2025.
  16. T. Mitrova, “Examining the Geopolitics of Gas in U.S.-Russia Negotiations”, The National Interest, 11 aprile 2025.

ChatGPT

Ecco una presentazione e una scheda sintetico-analitica del saggio:


🎯 Presentazione

Ritorno alla cooperazione energetica tra USA e Russia? di Marco Siddi è un saggio che esplora le ipotesi, le sfide e le contraddizioni del possibile riavvicinamento energetico tra Washington e Mosca durante il secondo mandato di Donald Trump. Nonostante le tensioni derivanti dalla guerra in Ucraina, le sanzioni occidentali e la competizione diretta tra Stati Uniti e Russia sui mercati globali, emergono segnali di aperture negoziali, progetti congiunti nell’Artico, e perfino la possibilità di riattivare il contestato gasdotto Nord Stream-2, coinvolgendo investitori americani.
Siddi analizza gli ostacoli politici, economici e legali di queste prospettive: dall’insicurezza degli investimenti a causa delle sanzioni, alle rivalità strategiche con la Cina, fino alla crescente politicizzazione dell’energia come leva di potere tra USA, UE e Russia. Il saggio mette in luce come, dietro la retorica trumpiana di “enormi opportunità”, si celi un complesso intreccio di interessi contrapposti, condizionati dall’evoluzione del conflitto in Ucraina e dalla competizione globale sulle risorse energetiche.


🗂️ Scheda sintetico-analitica

Tema centrale

Il riavvicinamento energetico USA-Russia nell’era Trump, tra retorica politica e fattibilità concreta.


🧭 Contesto e motivazioni

  • Trump cerca di riallacciare rapporti con Mosca anche per contrastare la crescente alleanza Russia-Cina.

  • La Russia è interessata a riaprire canali economici verso l’Occidente per mitigare l’isolamento.

  • Le compagnie energetiche americane intravedono potenziali guadagni nei giacimenti artici e nel gas russo, ma permangono enormi rischi politici e reputazionali.


🛢️ Ambiti di cooperazione ipotizzati

  1. Artico

    • Possibili progetti congiunti ExxonMobil–Rosneft per petrolio e GNL (Arctic LNG-1 e 3, Murmansk LNG).

    • Enormi costi, rischi legati alle sanzioni e concorrenza con altre aree di produzione più redditizie.

    • Russia sempre più indipendente da tecnologie occidentali e orientata verso la Cina.

  2. Nord Stream-2

    • Discussioni informali su una “riapertura” post-bellica con partecipazione americana.

    • Complesse implicazioni legali (procedura fallimentare svizzera, asset espropriati).

    • Forte contrarietà europea, ma dipendenza strutturale dal gas russo non del tutto superata.

  3. Transito via Ucraina

    • Più praticabile sul piano tecnico-legale, ma infrastrutture parzialmente danneggiate.

    • Offerte russe di forniture scontate per attrarre Germania e Ungheria.


⚖️ Principali ostacoli

  • Sanzioni occidentali: anche un parziale allentamento sarebbe instabile e legato alla durata dell’amministrazione Trump.

  • Concorrenza diretta USA-Russia: entrambi esportano GNL, e un’intesa rischierebbe di danneggiare gli interessi americani in Europa.

  • Incertezza politica europea: la Commissione UE prevede lo stop totale alle importazioni russe entro il 2027, ma resta il rischio di retromarcia per ragioni economiche.

  • Rivalità strategica con la Cina: ogni apertura verso Mosca è condizionata dal tentativo USA di ridurre il suo legame con Pechino.


🧩 Prospettive

  • Una cooperazione selettiva e condizionata è teoricamente possibile, ma dipende:

    • dalla fine (o almeno dal congelamento) del conflitto in Ucraina;

    • da accordi politici stabili;

    • dalla disponibilità delle imprese e delle banche occidentali a rientrare nel mercato russo.

  • L’energia diventa sempre più una leva di pressione reciproca (e verso l’Europa), piuttosto che un terreno neutro di cooperazione economica.


📝 Conclusione

Il saggio di Siddi mostra come il ritorno alla cooperazione energetica tra USA e Russia sia più una proiezione speculativa e strumentale che un processo realistico consolidato. Dietro la retorica ottimista di Trump si celano contraddizioni strategiche, vincoli legali e un’Europa sempre più incerta sul suo futuro energetico.


Se desideri, posso aiutarti a elaborare un riassunto ancora più breve, un’analisi critica o un focus su uno dei temi specifici (Artico, Nord Stream-2, rivalità USA-Cina).


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