Il wokismo rovesciato del mondo di Trump
Il wokismo rovesciato del mondo di Trump
Nadia Urbinati
politologa
DOMANI 02 giugno 2025 • 20:28
Autorevoli opinionisti insistono nello spiegare la politica liberticida della Casa Bianca come una risposta al fenomeno che ha ispirato la cancel culture, È invece un atto di imperio. Armato del potere coercitivo. Induce a pensare che non ci si debba preoccupare troppo di questa mannaia sulle università, visto che sono scuole d’élite. Il wokismo è l’anti-intellettualismo trumpista. Un mastodontico inganno. Identificare la cultura critica con il wokismo è una manipolazione. Per farsi nuova élite
Ci sono argomenti che spiegano e argomenti che ci confortano delle convinzioni che abbiamo. Il meccanismo funziona bene soprattutto nel mondo delle opinioni, tendenzialmente restie alla complessità. Prendiamo il caso della spiegazione delle ragioni della mannaia usata dal governo Trump con le università grandi e piccole, a partire da Harvard, che fa cronaca per la determinazione a resistere all’attacco della Casa Bianca. Fondi per la ricerca e le borse di studio congelati e permessi di soggiorno per gli studenti stranieri annullati.
Autorevoli opinionisti insistono nello spiegare questa politica liberticida come una risposta al wokismo, quel fenomeno di political correctness estremo che ha ispirato la cancel culture, la reinterpretazione della storia americana. Un fenomeno di puritanesimo che è diventato radicale a partire dalla prima elezione di Trump e dall’uccisione di George Floyd per mano della polizia.
La contestazione anti-machista e anti-razzista ha preso di mira l’universalismo: i diritti si sono fatti identitari, e la democrazia libèerale è stata spesso associata al colonialismo. In risposta, si sono levate diverse contestazioni nei campus contro il wokismo e per la libertà di parola. Associazioni di studenti hanno organizzato incontri e fondato blog per contestare questi fenomeni di censura linguistica. Alle parole si è risposto con le parole. Come si usa fare in democrazia e come si dovrebbe fare nelle università.
Avevo uno studente che si formava per insegnare nelle scuole superiori pubbliche e aveva una notevole abilità retorica. Un giorno scrisse un progetto di corso centrato sulla monumentalistica. Un’idea interessante ma condita con una ideologia predefinita che spiegava tutto. «Sei sicuro che questo sia il modo migliore per aprire la mente alla critica dello schiavismo e della discriminazione razziale?». La sua risposta era un fiume di parole che non lasciava scampo. Gli proposi di andare alla statua di Jefferson, situata davanti alla scuola di giornalismo, che egli avrebbe voluto sostituire con una raffigurante una schiava con un bambino. Obietto: non sarebbe meglio scrivere sotto la statua di Jefferson che possedeva schiavi invece di immortalare solo gli schiavi cancellando gli schiavisti? Restò per la prima volta senza obiezioni.
Il wokismo lo si combatta(va) discutendo. Il wokismo di Trump è un atto di imperio. Armato del potere coercitivo. Fa male a tutti e, soprattutto, alla cultura. È wokismo sostitutivo (non ha forse cambiato il nome del Golfo del Messico?). Ma questa sostituzione non è percepita se si spiega il trumpismo come reazione al wokismo presente nei campus. Anzi, induce a pensare che non ci si debba preoccupare troppo di questa mannaia sulle università, visto che, oltrettutto sono scuole d’élite. Come si può sentire solidarietà verso le istituzioni dei ricchi?
La punizione di Harvard non desta simpatia. Sono ormai numerosi i blog e i giornalisti che si cimentano in questa propaganda populista, quella stessa che Trump e i trumpisti propalano dalla Casa Bianca. L’attacco populista all’establishment, spiegava Richard Hofstadter, ha gonfiato un aspetto presente alle origini della cultura etica repubblica, a partire dal Great Awakening di metà Settecento: lo scorticamento degli acculturati, la messa alla gogna di color che sanno e, al contrario, la celebrazione della incultura perché genuina, buona, non ipocrita. E intanto i lestofanti approfittano. Trump elogia gli ignoranti; chiama a sé chi non sa.
L’esito di questa spiegazione è rendere periferico l’attacco alla libertà di pensiero, parola, stampa e insegnamento; anzi, di occultare l’obiettivo: l’azzeramento della libertà di ricerca perpetrato anche con l’identificazione della cultura liberal con il woke. Se non che, il wokismo è proprio l’anti-intellettualismo trumpista. Un mastodontico inganno, nel quale cascano tanti importanti commentatori. Un inganno rischioso e che fa il lavoro della destra a sinistra.
È vero, invece, che l’obiettivo della repressione della cultura non è liberare le università dal wokismo. È la subordinazione del modo di pensare libero e critico al dogma nazional-etno-razzista del Make America Great Again.
Identificare la cultura critica con il wokismo è una manipolazione; ed è un obiettivo micidiale. Assai chiaro nelle posizioni rappresentate da JD Vance, l’ispiratore del lamento risentito dei bianchi impoveriti (non per loro responsabilità, ovviamente) contro le grandi istituzioni culturali, alle quali lo stesso Vance ha avuto accesso grazie alle borse di studio. Quelle stesse che ora il suo governo ha congelato. Vendicarsi di chi ha bisogno di borse di studio. Anche a questo aspira la guerra contro le élite – a farsi nuova élite.Gemini
Il "wokismo rovesciato" di Trump: l'anti-intellettualismo come strumento di potere
L'articolo di Nadia Urbinati smonta la narrazione che interpreta la politica liberticida dell'amministrazione Trump nei confronti delle università come una semplice risposta al fenomeno del wokismo. La politologa evidenzia come questa spiegazione sia un "mastodontico inganno" che occulta un ben più pericoloso atto di imperio, armato di potere coercitivo, volto a sopprimere la libertà di pensiero e ricerca.
Sintesi schematica:
- Falsa correlazione: La politica anti-universitaria di Trump (congelamento fondi, annullamento visti studenti stranieri) è spesso spiegata come reazione al wokismo e alla "cancel culture".
1 - La tesi dell'autrice: Questa spiegazione è un inganno. Il "wokismo" di Trump è un "wokismo sostitutivo", un anti-intellettualismo che mira a subordinare il pensiero critico al dogma nazional-etno-razzista del "Make America Great Again".
- Wokismo vs. Wokismo di Trump:
- Il wokismo originale (contestazioni anti-machiste e anti-razziste nei campus) andava combattuto con il dibattito e la discussione.
- Il "wokismo rovesciato" di Trump è un atto di forza che danneggia la cultura e mira a "azzerare la libertà di ricerca".
- Il pericolo dell'inganno: Identificare la cultura critica con il wokismo è una manipolazione che rende "periferico l'attacco alla libertà di pensiero, parola, stampa e insegnamento" e fa il gioco della destra, anche a sinistra.
- Obiettivo reale: La repressione culturale non è liberare le università dal wokismo, ma sottomettere il pensiero libero e critico a un'ideologia dogmatica.
- Il populismo anti-élitista: L'attacco alle università d'élite (come Harvard) viene giustificato con un populismo che esalta l'ignoranza e mette alla gogna gli acculturati, celando il vero scopo: farsi nuova élite di potere.
L'analisi della Urbinati invita a non sottovalutare la natura autoritaria di queste azioni, che, dietro la maschera della lotta al "wokismo", mirano a un controllo pervasivo sulla cultura e sul pensiero critico.
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